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Progetto Re.Me.Dia.

Restauro, memorizzazione e digitalizzazione avanzata

Presentazione

Nel medioevo sono i vescovati, le chiese, i monasteri, i primi e per lungo tempo gli unici a conservare nei propri archivi i documenti dei privilegi conseguiti, delle donazioni ricevute, dei contratti stipulati e a impedirne così la scomparsa e la dispersione. Diocesi di lunga e forte tradizione ecclesiale, politica e culturale, come quella di Arezzo, hanno operato fortunatamente un’azione di accentramento dei materiali documentari e di conservazione degli stessi, ma, nonostante questo, le vicende storiche, in particolar modo in età moderna, sono intervenute nella dispersione di molte testimonianze conservate nei tanti archivi periferici - soprattutto quelli di impostazione monastica – e nella distruzione di buona parte della documentazione comunale più antica.

Remedia software zoom demoLa conoscenza della documentazione nell’ultimo secolo di studi, salvo alcune eccezioni, si è sempre basata, se non limitata, sulla monumentale opera di Ubaldo Pasqui - Documenti per la storia di Arezzo nel Medioevo - comprendente l’edizione di ben 883 documenti che coprono un arco cronologico che va dal 650 al 1385, lavoro al quale tutt’oggi si è ancora costretti a fare riferimento, anche se è oramai datato nella metodologia adottata, poiché risalente agli inizi del Novecento e improntato, come dichiara l’autore stesso, a una ricostruzione degli eventi storici salienti della diocesi e della città di Arezzo. A questo strumento, peraltro irrinunciabile per la ricerca storica, si sono nel tempo affiancati altri lavori puntuali, ma sempre miranti a gettare luce sui fatti storici e sociali del territorio in età medievale, fino al recente contributo di Jean Pierre Delumeau che ricostruisce la storia di Arezzo basandosi sulla documentazione dall’VIII al XIII secolo.
Un Codice Diplomatico è uno strumento in un tempo più umile e più ambizioso dei lavori già editi sulla documentazione aretina. E’ umile, in quanto mira a fornire agli studiosi uno strumento, il più completo, corretto, aggiornato possibile, per la ricerca. E’ ambizioso, proprio per lo stesso motivo, perché non vuole limitarsi a una scelta dei documenti da editare, né a una abbreviatio degli stessi, in modo che di esso si possano servire sì gli storici stricto sensu, ma anche antropologi o linguisti, storici dell’arte o della letteratura, storici del diritto o della cultura scritta, studiosi di agiografia o della cronachistica medievale, dell’onomastica o della sigillografia …, e naturalmente in primo luogo i diplomatisti, sia coloro che si interessano delle forme del documento privato in relazione all’evoluzione del diritto, sia coloro che studiano il documento prodotto in ambito pubblico (cancellerie papale, imperiale, regia, vescovile e comunale). 

Il progetto alla storia, in fondo, vuol servire, ma con l’utilizzo di metodologie nuove e in alcuni casi innovative, almeno nel campo degli studi specifici, che, facendo tesoro delle sperimentazioni attuate negli ultimi anni in campo nazionale e internazionale – segnatamente quella rappresentata dal Codice Diplomatico della Lombardia medievale e dall’iniziativa internazionale Monasterium – propone la digitalizzazione delle fonti documentarie databili fino alla prima metà del XIV secolo, caratterizzato dalla figura del vescovo Guido Tarlati (+1327) e, in prima battuta, di regesti ampi dei documenti successivi, di produzione ecclesiastica, essendo quella di estrazione comunale e delle istituzioni collegate al Comune dal ‘500 in poi già indicizzata in moderne pubblicazioni archivistiche. Il supporto digitale si basa su un prototipo, denominato Re.Me.Di.A., sviluppato, grazie a un finanziamento della Regione Toscana su progetto europeo, dalla società informatica Tiphys, dalla società di restauro cartaceo Tekne e dai ricercatori del Centro studi sui beni librari e archivistici dell’Università di Siena, con la collaborazione di diplomatisti di vaglia italiani e stranieri e, rispetto alle edizioni tradizionali, presenta notevoli vantaggi, non ultimo quello di rendere fruibile in ambiente Web il materiale edito e riprodotto in tempo reale e di poter arricchire in modo continuo la banca-dati, che si basa su una attenta scelta dei campi da utilizzare per la marcatura su cui l’edizione digitale è costruita.
L’edizione delle singole pergamene, corredata di attribuzione di autore scientifico, di revisore e di avvenuta operazione di referaggio, sarà accompagnata da un ulteriore supporto di analisi e dibattito scientifico, cui si è dato il titolo di Miscellanea digitale.
Nonostante il suo grande valore storico, la ricchezza e l’importanza di questo patrimonio documentario la situazione per quanto riguarda i lavori di edizione è sconfortante soprattutto se confrontata con quella di altre città della regione, come è facilmente verificabile sfogliando il Repertorio delle fonti documentarie edite del Medioevo relativo alla Toscana a cura di Maria Luisa Ceccarelli Lemut o il contributo, più recente, di Silio Scalfati limitato a Pisa, Lucca e Siena, e in generale al panorama italiano. Un lavoro monumentale come quello a cui si dà inizio, mira a restituire alla città e alla provincia di Arezzo un patrimonio di inestimabile valore.
Oltre all’indubbio valore scientifico per la ricerca, l’intervento si situa nel comparto delle attività di valorizzazione,  tutela e conservazione dei Beni Culturali. Infatti il valore aggiunto di tale operazione risiede nell’unicità dei materiali conservati, per il loro valore storico-artistico-culturale, che verrebbero così reinseriti nel circuito di fruizione del territorio regionale e nazionale, senza necessariamente ricorrere alla consultazione delle pergamene originali e nell’uso della tecnologia dell’ispezione multispettrale per la lettura e la resa virtuale di documentazione non più leggibile a causa di scrittura svanita o erasa.
L’iniziativa del Codice Diplomatico Aretino è partita grazie all’imprescindibile contributo di idee e di entusiasmo di due colleghi che ora non sono più con noi, i cui nomi, però, sono rimasti all’interno del gruppo di lavoro, in segno di amicizia e di riconoscenza per il loro apporto scientifico, che dell’impresa tutta costituisce la base: Franco Magistrale e Vincenzo Matera.

DIREZIONE SCIENTIFICA Remedia software zoom demo

Marta Calleri Università di Milano
+Francesco Magistrale Università di Bari
Caterina  Tristano C.I.S.L.A.B. Università di Siena

COMITATO D’ONORE

S. E. R. Mons. Riccardo Fontana Arcivescovo-Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
D. Silvano Pieri Canonico Diocesi Arezzo-Cortona-Sansepolcro
D. Carlo Cannelli, Archivista Capitolare
Sindaco di Arezzo
Biblioteca Città di Arezzo

COMITATO SCIENTIFICO

Antonio Ciaralli Università di Perugia
Pasquale Cordasco Università di Bari
Rita Cosma Università di Roma «La Sapienza»
Paolo Fioretti Università di Bari
Franco Franceschi Università di Siena
Clelia Gattagrisi Università di Bari
Antonella Ghignoli Università di Roma La Sapienza
Leonardo Magionami C.I.S.L.A.B. Università di Siena
+Vincenzo Matera Università di Roma «La Sapienza»
Antonella Moriani C.I.S.L.A.B. Università di Siena
Antonella Rovere Università di Genova

REFEREES

Thomas Aigner , Michele Ansani, Mario Ascheri , Anna Benvenuti, François Bougard, Giovanni Cherubini , Jean Delumeau , Olivier Guyotjeannin,  Giovanna Nicolaj,  Dino Puncuh

IDEAZIONE E GESTIONE DATA-BASE

Marco Marcellini, Tiphys S.r.l. Cortona, C.I.S.L.A.B. Università di Siena
Prototipo con il contributo della Regione Toscana (POR su fondi FSE)

GESTIONE E DISSEMINAZIONE

Gianluca M. Millesoli C.I.S.L.A.B. Università di Siena-Arezzo

RESTAURO PERGAMENE

Tekne restauro Arezzo


partner del progetto

Progetto Re.Me.DIa.  REstauro, MEmorizzazione e DIgitalizzazione Avanzata
© 2009-2013 A.T.I. Remedia e Regione Toscana. Progetto finanziato con fondi POR CREO FESR 2007-2013 asse 1, attività 1.1 linea di intervento D - Contatti